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ERC-CIR: perché gli italiani hanno dominato il Rally di Roma

Giandomenico Basso e Andrea Crugnola hanno dominato il Rally Roma Capitale sia nella classifica CIR che ERC, infliggendo batoste sonore a piloti di altissimo livello. Vediamo tutti i motivi di questo risultato.

Giandomenico Basso, Lorenzo Granai, Skoda Fabia Evo RC2

Foto di: acisportitalia.it

Essere profeti in patria è storicamente difficile. Lo è soprattutto nello sport, dove spesso l'incitamento del proprio pubblico ha portato atleti di altissimo spessore a perdere gare di casa per l'eccessiva pressione. Il tifo, a volte, esalta, ma spesso è un'arma a doppio taglio che è sempre bene tenere in considerazione.

Non è il caso di due tra i migliori piloti che il panorama rallystico italiano ha prodotto negli ultimi 20 anni. Stiamo parlando di Giandomenico Basso e Andrea Crugnola. Il veneto e il varesino hanno letteralmente dominato il Rally di Roma Capitale, appuntamento del Campionato Italiano Rally 2021, ma anche dell'European Rally Championship.

Un duello per una gara mai in discussione

 

Delle 14 prove disputate lo scorso fine settimana sugli asfalti della Capitale e del Lazio, Basso e Crugnola - che hanno rispettivamente terminato al primo e al secondo posto della classifica generale dell'evento - ne hanno vinte 10. 4 le ha vinte Crugnola e le restanti 6 il vincitore dell'evento, Giandomenico Basso.

Il primo a interrompere la serie di scratch dei due è stato Nikolay Gryazin nella PS7, ultima prova del venerdì. Nella giornata di domenica, invece, Llarena, Tempestini e Herczig hanno lasciato la propria firma, ma ormai a giochi ampiamente fatti per ciò che riguarda la lotta per la vittoria finale delle classifiche CIR ed ERC.

I due hanno preso il largo sin dalle prime prove di venerdì, le prime dopo la PS0 svolta venerdì sera e comunque valida ai fini della graduatoria finale. Nessuno è riuscito a tenere il loro passo sin dalle prime battute e il divario inflitto dai due a tutti gli altri, al termine della gara, è apparso quasi un'umiliazione.

Basti pensare che Norbert Herczig, al volante di una Skoda Fabia R5 Evo gommata Pirelli, è arrivato al traguardo con 40"4 di ritardo da Basso. Crugnola è stato frenato solo da una foratura nella seconda speciale svolta domenica, altrimenti non avrebbe certo rischiato di perdere la seconda posizione in favore dell'ungherese. Anzi, il varesino era in testa alla corsa, sebbene avesse un margine non certo rassicurante nei confronti di Basso (3"5 sino alla foratura).

I grandi nomi hanno sventolato bandiera bianca

 

Il primo a riconoscere la forza di Basso e Crugnola è stato Alexey Lukyanuk. Il 2 volte campione europeo rally (2018 con una Ford Fiesta R5 e nel 2020) al termine della PS4 Rocca di Cave 2 di 7,25 chilometri, è stato a dir poco candido: "Gli italiani sono molto più veloci. Stiamo facendo la nostra gara, non posso fare molto di più".

3 speciali più tardi, nella lunga PS7 Fiuggi-Guarcino di 19,87 chilometri, Yoann Bonato - 2 volte campione francese rally nel 2017 e nel 2018 - ha rincarato la dose, alzando a sua volta bandiera bianca in modo inconfutabile: "Sono fortunato a essere arrivato al termine della prova. Siamo usciti nel tratto veloce della speciale. Devo cercare di arrivare al traguardo, perché il mio livello non è all'altezza di questa gara".

Altri grandi piloti, dal pedigree e curriculum ancora più altisonante come Craig Breen e Andreas Mikkelsen, non hanno avuto modo di impensierire Giandomenico e Andrea. Entrambi hanno faticato tutto il weekend, chiudendo la gara fuori dalla Top 5.

Le ragioni di un dominio e di una disfatta

 

Giandomenico Basso e Andrea Crugnola sono ormai piloti esperti. Soprattutto il primo, pluri campione italiano ed europeo, mentre il varesino è reduce dalla conquista del suo primo titolo italiano. Vederli dominare un rally, sia esso italiano o europeo, non deve destare alcuna sorpresa.

Vanno però analizzate le modalità con cui hanno letteralmente dominato la gara. Crugnola era alla ricerca del riscatto dopo una prima parte di annata al di sotto delle aspettative. Non certo per le prestazioni, ma per i risultati che, per diversi motivi, non sono arrivati. Basso, invece, vuole rifarsi dopo aver perso il titolo lo scorso anno, sebbene fosse stato protagonista di un'annata eccellente.

Entrambi sono andati all'attacco sin dalla prima speciale, forti della conoscenza delle strade laziali che ha fatto certamente una bella differenza, almeno nei primi giri delle due giornate di gara. Poi, però, aggiustate le note e preso confidenza con le strade, gli altri si sarebbero dovuti avvicinare, ma così non è stato.

Gli scratch arrivati a spezzare il loro dominio non sono altro che tentativi dei primi 2 di gestire il loro vantaggio. Domenica, dopo la foratura di Crugnola, Basso non ha dovuto certo forzare. Sarebbe stata una mossa sconsiderata e, lui, sconsiderato non lo è mai stato. Di contro, Crugnola si è trovato in un limbo strano: impossibile riprendere Basso, ma anche farsi riprendere dagli altri. Il suo vantaggio accumulato nelle prime prove era tale da permettergli di respirare senza troppi affanni.

Due dei protagonisti che corrono anche nel WRC, Andreas Mikkelsen e Craig Breen, sono andati incontro a difficoltà differenti, ma anche hanno garantito lo stesso, deludente, risultato. Il norvegese della TokSport si è dovuto arrendere dopo poche prove: nella PS4 ha colpito una pietra in traiettoria e da quel momento in poi i suoi tempi, già alti rispetto ai primi, sono diventati ancor meno competitivi.

Breen, invece, ha patito cose diverse. La prima: l'assetto. La sua Hyundai i20 R5 New Generation è apparsa sin da subito troppo sottosterzante, tanto da suggerirgli di rallentare il suo passo per non compromettere la rincorsa al titolo. Poi anche le coperture MRF hanno svolto un ruolo da non sottovalutare. Sull'asfalto laziale si sono rivelate meno performanti delle Pirelli, ma anche delle Michelin montate sulla Skoda Fabia R5 Evo di Fabio Andolfi, ora secondo nel campionato CIR.

Insomma, un mix di ovvi vantaggio dati dalla conoscenza delle strade, ma anche la certezza che si ha ormai da diversi anni: quella di avere un Campionato Italiano Rally a dir poco competitivo, rispetto a quelli nazionali limitrofi. A questo punto sorge una domanda lecita: perché non esce mai un pilota in grado di raccogliere il testimone di Miki Biasion? Questa, però, è un'altra storia...

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