Toyota Prius Extreme, c’è anche quella da corsa

Dopo questa, possiamo davvero dire di averle viste tutte. L’idea che sconvolge non è quella di un’ibrida da corsa - visto che le massime espressioni tecnologiche del motorsport, lato formula e lato endurance, ci sono già arrivate da tempo - quanto il fatto che a proporla sia la Prius. Sì, proprio lei, la macchina da cui il concetto stesso di ibrido è nato e che come obiettivo primario, anzi unico ha sempre e solo avuto la riduzione del consumo e delle emissioni inquinanti. A dir la verità, che qualcosa sia cambiato lo si percepisce appena si guida l’ultima generazione e si fa qualche curva: lo sterzo non è mai stato così rapido e l’assetto sembra quasi invitare a spingere, perché tanto di grip ce n’è in abbondanza. 

Ciò detto, la Prius, quella stradale in primis (che ha ulteriormente abbassato i valori legati al consumo e alle emissioni) ma anche questa versione da corsa presentata a Las Vegas, non tradisce le proprie origini. Ecco perché, nonostante la veste molto cattiva e corsaiola, la meccanica resta invariata. Cambia pesantemente l’aerodinamica: c’è un evidente alettone posteriore in fibra di carbonio, i paraurti si avvicinano molto all’asfalto per accelerare il flusso dell’aria sotto la vettura (“risucchiandola” al suolo) per poi sfogarlo mediante il diffusore posteriore, mentre gli specchietti sono piccolissimi per la massima penetrazione. Minacciosi i cerchi verniciati di bianco, che calzano pneumatici molto larghi e con battistrada intagliato, mentre da dietro le razze fanno capolino dischi e pinze freno by Brembo. Completano l’opera l’abitacolo svuotato di tutto “l’inutile”: c’è solo il sedile del pilota, a guscio e con cinture a 4 punti, il volante è stato sostituito con uno a calice della Sparco e una gabbia di roll-bar irrobustisce la struttura.