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Ferrari Monza SP1 e SP2: un sogno che si realizza per 499 clienti scelti da Maranello

Non basta spendere un milione e seicentomila euro per acquistare la "barchetta" (monoposto o biposto) presentata al Salone di Parigi. Per acquistare una vettura della serie Icona bisogna essere selezionati dal Cavallino e far parte di una sorta di top club dei 500 super clienti.

Ferrari Monza SP1

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Ferrari Monza SP1
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Ferrari Monza SP2
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Alla Ferrari sono dei geni. Non nella concezione con cui Fernando Alonso aveva apostrofato polemicamente la squadra del Cavallino durante il GP d’Italia 2013, ma proprio in modo letterale, perché sanno ammaliare i loro clienti, spingendoli ad acquisti sempre più costosi con prodotti unici, da sogno.

Eh sì, perché non basta avere un milione e seicentomila euro per acquistare l’ultimo gioiello, ma bisogna dimostrare di avere un pedigree del Cavallino per entrare in una lista esclusiva di 499 clienti che sono stati selezionati dalla Ferrari e che hanno ricevuto la fatidica chiamata con una proposta di acquisto.

“Per la Monza abbiamo ripartito le vetture tra i diversi mercati - ha detto Enrico Galliera, direttore commerciale Ferrari - è stata fatta su una selezione nominativa sulla base di quelli che consideriamo i nostri clienti top, gli ambasciatori del marchio, quelli che acquistano le nostre vetture e le fanno vedere a dispetto del collezionista puro che raccoglie sole le classiche”.

“Ma non c’è numero magico di vetture possedute, conta anche la tipologia: un conto è aver acquistato una F1 o una 812, sono entrambe vetture importanti, ma con un peso diverso. Dipende dal numero delle vetture e dalla loro importanza e dalla partecipazione al mondo Ferrari: quello delle Corse Clienti o delle Classiche. Abbiamo una modalità per individuare quelli che sono i clienti più importanti. Abbiamo identificato un ranking…”.

Insomma la Casa di Maranello al Salone di Parigi ha ufficialmente inaugurato una nuova linea denominata “Icona” che nasce con il lancio di Monza SP1 e SP2. I capostipiti del nuovo concept s’ispirano alle “barchette” degli anni ’50. Il futuro che affonda nelle sue radici, riaprendo un filo conduttore con le vetture più evocative della propria storia, creando un nuovo segmento di serie speciali limitate.

A coniare la denominazione fu Giovanni Agnelli il quale, nel vedere esposta la 166 MM del 1948 del Salone di Torino, commentò che, più che a una vettura, sembrava una barchetta. A questa spider a due posti secchi priva di capote seguirono le 750 Monza e 860 Monza, fonte di ispirazione per il nome dei nuovi modelli scelto dal nuovo CEO, Louis Camilleri, assente nella Capitale francese.

Le “barchette” erano due posti secchi ma erano prive di capote; anziché un parabrezza avevano solo un piccolo cupolino davanti a pilota e co-pilota e un tonneau cover per coprire il lato passeggero. Le Ferrari Monza SP1 e SP2 pur mantenendo dei legami si stile con il passato si differenziano per la possibilità da parte del cliente di poter ordinare la vettura in configurazione monoposto o biposto.

“Lasciamo ai clienti la possibilità di scegliere – prosegue Galliera - abbiamo fatto una scommessa interna per capire quale modello sarà preferito. Finora le sceltee sono equamente distribuite, ma alla fine ci sarà una prevalenza”.

Ne risulta un modello che sembra scolpito dal vento che ne disegna le forme. Colpiscono la purezza dei tratti stilistici e la sua estetica proiettata verso il futuro ma con occhio attento al passato, ma senza nostalgia.

Flavio Manzoni, direttore del design Ferrari, è entusiasta: “All’inizio avevamo studiato forme che potessero consentire l’omologazione nei diversi mercati, ma alcuni limiti sarebbero stati insuperabili, per cui abbiamo deciso di lavorare liberi da preconcetti, come potevano essere i nostri colleghi degli Anni ’50”.

E allora Monza SP1 e SP2 si caratterizzano nel volume monolitico ad “ala spessa” nel tentativo di preservare una forma pura, che fosse riconducibile ad un unico tratto di matita. La vettura è scomposta in due gusci: oltre a una cover superiore c’è uno scafo inferiore. La fibra di carbonio per la realizzazione del telaio ha permesso alti valori di rigidezza associati a un peso molto contenuto funzionale all’handling della guida e alle prestazioni.

Trattandosi di una vettura Sport priva di parabrezza e completamente “en plein air è stato sviluppato il “Wind Shield Virtuale”: si tratta di un deviatore di flusso in carbonio integrato nel cupolino che carena il quadro strumenti e il volante del pilota, che evita l’impatto dell’aria su chi guida a bassa velocità, mentre per raggiungere le prestazioni di cui la Monza è capace, è fornito un kit Capsule che comprende accessori esclusivi Loro Piana e Berluti come le scarpe e il casco in cuoio per dare al cliente l’esperienza del gentleman driver degli anni 50.

Il progetto degli interni vettura si è sviluppato in maniera molto mirata, focalizzandosi sul cockpit del pilota. Si è definita l’ergonomia di bordo concentrandosi su tutti i contenuti dell’interno, che andavano chiaramente ripensati. Quindi la strumentazione, quadro strumenti, comandi, struttura del sedile hanno richiesto una rielaborazione funzionale alle nuove esigenze di guida, con l’idea di mantenere coerenza di linguaggio con gli esterni vettura e la filosofia progettuale che li ha ispirati.

L’abitacolo richiama quello di una monoposto: il driver è interamente incapsulato all’interno della vettura, con eccezione della testa che sporge sulla linea d’orizzonte, proprio come nelle auto da corsa, riducendo in tal modo ogni forma di distrazione visiva.

Il sedile monoscocca in carbonio e sellato in pelle, conferisce agli interni un aspetto squisitamente sartoriale, così come le pochissime sellature, studiate per essere alloggiate solo in zone mirate, per garantire comfort durante la guida. La strumentazione di bordo è essenziale con le bocchette d’aria ai lati del volante-computer.

L’abitacolo ad altezza bracciolo, raccoglie gli altri comandi funzionali concentrai su un’unica piastra di estrazione racing.

Con soluzioni così estreme la vettura è stata omologata solo in Europa. La Ferrari organizzerà dei raduni in pista e non solo, per soddisfare gli altri mercati.

SP1 e SP2 stupiscono non solo per le forme, ma anche per le prestazioni: sono spinte dal V12 aspirato più potente mai prodotto dalla Ferrari: si tratta del 6,5 litri della 812 Superfast che, in funzione di sviluppi specifici, è capace di generare una potenza massima di 810 cv a 8.500 giri/min. e una coppia massima di 719 Nm a 7.000 giri/min.

Il cambio dual clutch nella posizione sport del manettino consente passaggi di marcia della 812 Superfast. Monza SP1 e SP2 hanno un’accelerazione strepitosa: 0-100 km/h in 2”9 sec e una frenata che permette di fermarsi da 100 km/h in 32 metri.

Le Ferrari della serie Icona nasceranno su una linea dedicata solo alla produzione di questi prodotti a bassa tiratura con un livello di artigianalità molto alto. SP1 e SP2 sono l’inizio di un nuovo ciclo produttivo che spingerà molti clienti del Cavallino che non sono nella lista dei Top 500 a entrare nel Gotha, magari allargando la propria disponibilità di Rosse con qualche altro modello. Geniale, no?

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