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Naddeo: l'asso del volante romano si è spento a 82 anni

Il pilota romano se n'è andato in punta di piedi. Aveva il talento per aspirare alla F1, ma ha detto no a Colin Chapman che lo avrebbe voluto alla Lotus dopo il secondo posto al GP di Monaco di F3 del 1971. Un brutto incidente all'Avus lo aveva spinto a interrompere la carriera, ma nel 1977 è tornato ricominciando dalla Coppa Renault 5 e diventando un reuccio delle corse turismo.

Giancarlo Naddeo

Foto di: Franco Nugnes

La giusta definizione per ricordarlo è asso del volante. Anche se da giovanissimo aveva mostrato ottime doti da calciatore: ha giocato nelle squadre giovanili della Lazio arrivando fino alla Primavera, ma poi non ha mai avuto la soddisfazione di debuttare nel campionato di Serie A.

Giancarlo Naddeo se n’è andato in punta di piedi all’età di 82 anni. Il campione romano ha raccolto meno di quello che il suo talento meritasse. La sua carriera di pilota si è spezzata in due fasi molto distinte e diverse: la prima nelle monoposto e la seconda fra le vetture turismo e GT.

Naddeo è stato competitivo e vincente in ogni categoria nella quale si sia cimentato. Aveva le capacità per diventare un campione di Formula 1, ma Giancarlo ha avuto il coraggio di voltare le spalle niente meno che a Colin Chapman.

Il geniale manager inglese lo avrebbe voluto per sei GP alla Lotus, dopo lo strepitoso secondo posto con una Tecno-Novamotor nel GP di Monaco di F3 del 1971, dove finì dietro a Dave Walker e davanti a un certo Patrick Depailler.

La leggenda narra che il rifiuto sia stato dovuto alla promessa fatta alla madre, malata di cuore, che non sarebbe più salito su una monoposto dopo il brutto incidente all’AVUS nel quale si era fratturato una gamba e si era prodotto un forte trauma cranico dopo ripetuti capottamenti. Il crash lo aveva bloccato a lungo, frantumando un’ascesa brillante che lo aveva portato nel 1969 a essere secondo in Formula Ford e a vincere la F.850 nel 1970.

Quella che doveva essere la definitiva stagione di lancio, chiusa con il titolo italiano di Formula 3, e impreziosita dal posto d’onore al GP di Monaco di F3, in realtà diventa quella della resa.

Lontano dalle corse aveva iniziato a lavorare come venditore Renault, ma la passione era troppo forte per restare sedata. E quando Antonio Ghini ha lanciato la Coppa Renault 5 nel 1977, Naddeo ha allestito uno squadrone di otto macchine, decidendo di tornare al volante, consapevole che i rischi sarebbero stati più limitati che in monoposto, con buona pace della madre che si era fatta convincere.

Nelle ruote coperte Giancarlo è diventato presto un reuccio capace di imporsi su qualsiasi tipo di vettura, collezionando successi e titoli in sequenza. Il casco argentato a specchio è diventato il simbolo di un pilota che meritava molto rispetto e incuteva timore. C’era una sorta di timore reverenziale per quell’asso che poteva arrivare alla Formula 1.

Naddeo partiva solo per vincere: era un esteta della guida pulita, molto rispettoso della meccanica grazie ad un’approfondita conoscenza della tecnica che lo aveva reso un fine collaudatore. Vederlo girare in pista non era spettacolare, anzi agli occhi meno esperti poteva addirittura sembrare lento, sempre troppo composto.

Al volante rendeva semplici le cose più difficili e i piloti che inseguivano quello che sembrava “lento”, spesso finivano fuori pista nel copiare le sue traiettorie, perché non reggevano la danza del romano. Sfruttava poco i freni e sapeva gestire le gomme facendole durare più a lungo, ma quel suo modo di esaltare la scorrevolezza di qualunque vettura lo rendeva velocissimo.

Con la Peugeot 205 GTI ha vinto due volte il Trofeo Gruppo N del CIVT e con l’Alfa 33 Gruppo A nel 1991 si è laureato campione italiano turismo assoluto, aggiudicandosi le nove gare a cui ha partecipato. Superarlo non è mai stato facile, ma pur essendo rude non è mai stato scorretto.

Il pilota romano si merita un posto nella storia delle corse tricolori: saranno molti gli avversari delle diverse generazioni che nell’apprendere la triste notizia, avranno chinato il capo in segno di rispetto dell’asso del volante. Oggi, come ieri…

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