Tarquini: "La penalità a Vettel è da regolamento, ma il tifo Ferrari è come quello del calcio"
Motorsport.com ha incontrato il "Cinghiale" in Sardegna per il Rally WRC e l'occasione è stata ghiotta per sentire la sua opinione, da espertissimo quale è, sul famigerato episodio che ancora fa discutere il mondo della Formula 1.
Gabriele Tarquini
Fabien Dufour / Hyundai Motorsport
Nella settimana del Gran Premio di Francia, continuano ad arrivare opinioni molto interessanti riguardo al famigerato episodio Vettel-Hamilton verificatosi in Canada.
L'ultima di esse, raccolta in esclusiva da Motorsport.com, è quella di Gabriele Tarquini, incontrato in occasione del Rally Italia Sardegna WRC in cui il pilota della Hyundai-BRC del WTCR era presente come ospite d'onore al Parco Assistenza della Casa coreana.
All'età di 57 anni, il "Cinghiale" è il più longevo pilota in attività e lui che la Formula 1 l'ha vissuta nell'epoca d'oro non può che avere una visione dell'insieme da non sottovalutare di quanto successo a Montréal.
"Ho letto parecchio, anche dichiarazioni di piloti storici e io mi vedo come uno dei tanti "dinosauri" che si sono dovuti adattare ai nuovi regolamenti - dice il "Cinghiale", che in carriera ne ha vissute di ogni genere - Ero presente nell'era del turbo senza elettronica, del cambio "H", delle doppiette, del tacco-punta in F1 e parlo oggi coi ragazzi, sembra davvero un'epoca lontanissima. Personalmente mi sono adattato ad una guida diversa e anche ai cambiamenti a livello di norme".
Proprio i regolamenti sono stati quelli che hanno fatto (e stanno facendo) discutere tanto, forse troppo, su un episodio che, norme alla mano, Tarquini ha immediatamente capito come classificare.
"Conosco benissimo i regolamenti e so quali sono i motivi che hanno scaturito la penalità a Vettel, possiamo condividerli o meno, ma sono così e, se si dovesse fare veramente qualcosa, andrebbero cambiati. La norma è ben chiara: se abbandoni con le quattro ruote la sede stradale, quando rientri lo devi fare in sicurezza e dando la precedenza a chi sopraggiunge. Per me sono polemiche inutili, la gente in genere non ricorda come sono i regolamenti e spesso si arriva a fare chiacchiere da bar".
"Bisogna domandarsi se piace l'automobilismo odierno o se si preferiva quello storico dove c'erano morti, più pericolo e altre cose che riguardano la sicurezza, oggi totalmente diversa. Ritengo siano polemiche sterili, quando ho visto in diretta il GP del Canada ho capito immediatamente che sarebbe arrivata la penalità. Semmai sono rimasto colpito dalle tempistiche di comunicazione di essa, hanno atteso troppo".
L'abruzzese non è mai stato pilota di Maranello in carriera e, da "esterno", si è fatto la sua idea su come la gente reagisce a certe situazioni che coinvolgono le vetture del Cavallino Rampante.
"Quando c'è una Ferrari di mezzo le polemiche si scatenano inevitabilmente perché il tifoso, che in genere appartiene al calcio, spesso se si tratta della Rossa è tale e quale al pallone. In Italia non c'è una cultura dell'essere sportivi, mi ricordo chi faceva il gesto dell'ombrello a Patrese quando si è schiantato ad Imola lasciando la vittoria alla Ferrari. Il tifoso Ferrari è tifoso Ferrari. Se Vettel avesse guidato una Red Bull o un'altra vettura, nè in Italia e nè in tutto il mondo se ne sarebbe parlato".
"Da noi c'è il fenomeno grandissimo e bellissimo della passione Ferrari, che è stupendo, ma ha anche dei risvolti negativi di un tifo che vede solamente in una direzione. Questa penso sia una cosa che appartiene al calcio, non all'automobilismo".
Dichiarazioni raccolte da Marco Congiu
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