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Rossi: "Il futuro? Spero di avere qualche gara per capire"

Il "Dottore" ha parlato in diretta a Sky Sport 24, affrontando la situazione legata al Coronavirus e del suo futuro. Sulla ripartenza ha detto: "13 gare fatte bene potrebbero bastare". Ed ha ancitipato l'arrivo delle gare con la Playstation nell'attesa.

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

E' un periodo difficile per tutti gli italiani, compresi i campioni dello sport. La pandemia di Coronavirus imperversa su tutto il nostro paese, senza fare sconti, e l'unica cosa che possiamo fare è stare in casa. I nostri idoli però possono almeno provare ad allietarci in questo isolamento.

In tanti lo fanno con le dirette Instagram e oggi Valentino Rossi lo ha fatto ai microfoni di Sky Sport 24, rispondendo alle domande di Guido Meda e Mauro Sanchini, ma anche a quelle che i suoi tantissimi tifosi gli hanno inviato via WhatsApp. Ne è uscito un collage di quasi un'ora molto divertente, nel quale il pesarese ha parlato del presente difficile, raccontato aneddoti divertenti del passato ed iniziato a pensare anche al suo futuro.

"E' una situazione difficilissima, che non ci saremmo mai aspettati. Io sono a Tavullia, a casa mia, e qui la situazione è molto difficile, perché siamo molto colpiti dal virus, perché ci sono tante persone che stanno male a Pesaro, ma anche in Romagna. Siamo tutti confinati a casa" ha detto Valentino in apertura.

"Qui a casa ho una palestra, mi sto allenando e cerco di tenermi in forma. Passo molto tempo a gardare i film e le serie tv con Francesca (la fidanzata, presente accanto a lui). Poi giochiamo molto ai simulatori tipo Gran Turismo" ha aggiunto.

 

Ad un bambino di Brescia, una delle zone più colpite dall'epidemia, che gli ha detto di fare il tifo per lui, ha risposto: "Naturalmente, noi facciamo il tifo per loro, perché abbiamo visto delle immagini bruttissime della zona di Bergamo e Brescia. Sembra quasi un bollettino di guerra. Ho tanti amici, soprattutto bergamaschi, che mi hanno datto che stanno vivendo un momento difficile. In questo periodo più che loro a fare il tifo per me, sono io a fare il tifo per loro".

Poi, però, è passato a sfogliare l'album dei ricordi della sua carriera ed uno dei più divertenti è stato quello legato al suo primo test in sella alla Honda 500.

"Me lo ricordo benissimo. La 500 è la moto più iconica e desiderata da tutti i motociclisti. Oserei dire mitica, perché poi si è passati alle quattro tempi e in tanti sono rimasti nostalgici delle 500 due tempi. La prima volta che l'ho provata, è stato a Jerez nel novembre del 1999. Arrivarono Jeremy Burgess e Bernard, che è un meccanico belga che lavora con me ancora adesso. Erano vestiti normali, con dei maglioni piuttosto brutti, a rombi. Con dei jeans attillati a vita alta. E un furgone a noleggio con dentro la Honda 500. Il giorno dopo ho provato la moto ed è stata una sensazione indimenticabile, perché era una moto veramente brutale e velocissima. Non si riusciva ad andare dritto manco in rettilineo e la pista diventava più stretta rispetto ad una 250. Io avevo appena firmato con la HRC dopo aver vinto il Mondiale 250 con l'Aprilia e mi aspettavo un arrivo in stile Honda con un assembramento di mezzi e uomini. Invece sono arrivati loro due con il furgoncino a noleggio e non è stata una bellissima sensazione, poi però hanno tirato giù la moto e bastava quella. Il primo giorno avevo fatto fatica, perchè la moto andava veramente forte. Il secondo invece avevo fatto dei buoni tempi ed ero stato veloce. Però mi sono subito trovato bene con la 500, perché era una moto velocissima, ma da un certo punto di vista facile da guidare".

Essendo arrivato ormai a 20 anni di carriera nella classe regina, il pesarese è uno dei pochi che hanno avuto modo di correre sia in 500 che in MotoGP. Sul salto di categoria più impegnativo, però, non ha dubbi.

"Io sono fortunato perché sono un pilota che ha guidato sia la 500 che la MotoGP, però mi ha impressionato molto di più la prima volta che ho provato la 500 a Jerez rispetto alla RC211V, la prima Honda MotoGP. La provai doop aver vinto la 8 Ore di Suzuka con Colin Edwards e non andava così forte, c'erano delle cose da mettere a posto. Io ero anche preoccupato, perché pensavo che la 500 potesse andare molto più forte, ma io mi sbagliavo e avevano ragione loro".

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Parlando del passato, non ha avuto troppi dubbi neppure quando gli è stato chiesto se c'è un campione del passato che vorrebbe sfidare: "Mi piacerebbe fare una gara contro Kevin Schwantz, è sempre stato il mio pilota preferito. Mi piacerebbe fare una sfida io in sella alla Yamaha 500 e lui sulla Suzuki 500".

Avendo cambiato tantissimi caschi nella sua carriera, non poteva mancare poi la domanda su quale fosse il suo preferito: "Ho fatto tanti caschi insieme al mio designer storico Aldo Drudi, che faceva già i caschi a mio padre e poi ha continuato con me. Quello che mi piace di più è quello del Mugello del 2008 con la mia faccia con gli occhi sbarrati. Quello credo che sia il mio casco più bello".

Avendo cambiato tantissimi caschi nella sua carriera, non poteva mancare poi la domanda su quale fosse il suo preferito: "Ho fatto tanti caschi insieme al mio designer storico Aldo Drudi, che faceva già i caschi a mio padre e poi ha continuato con me. Quello che mi piace di più è quello del Mugello del 2008 con la mia faccia con gli occhi sbarrati. Quello credo che sia il mio casco più bello e in tutto credo che potrebbero essere più di 100".

In futuro, infatti, potrebbe anche esserci l'idea di aprire un museo dedicato ai suoi caschi, ma non solo: "Sono sempre stato un appassionato delle mie tute e dei miei caschi, quindi ho sempre lottato con la Dainese per cercare di dargli indietro il meno possibile nel corso dell'anno. Con tutto quello che ho, ho fatto un piccolo museo, che avete visto nei video della Dainese che circolano in questi giorni. Quando era quasi pronto, ho mandato un video a Lino Dainese e lui mi ha risposto: 'Ora ho capito dove sono tutte le mie tute'. Sto lavorando per fare un museo con tutti i miei cimeli, perché Tavullia sta diventando una sorta di luogo di pellegrinaggio per i miei tifosi. Abbiamo visto altri posti simili, tipo il museo della Ferrari e vogliamo fare una cosa ad alto livello, però ci vorrà un po' di tempo per realizzarlo".

Lo stop è arrivato forse nel momento peggiore per lui, perché deve ancora decidere se continuare a correre o smettere alla fine dell'anno. L'idea comunque sarebbe quella di prendersi qualche gara per decidere quando finalmente si riuscirà a partire.

"Questo ha scombussolato i piani, bisognerà capire quando riusciremo a correre. Le cose sembrano andare per le lunghe, perché hanno cancellato anche gli Europei di Calcio, quindi penso che sarà difficile prima di luglio. Riguardo alla mia scelta, io speravo di poter decidere se continuare dopo la prima parte della stagione, ma adesso slitta tutto. Vorrei qualche gara per capire se posso essere competitivo, quello sarebbe importante".

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Bisognerà poi capire, appunto, se e quando sarà possibile ripartire e quante gare si potranno fare. L'idea di una doppia gara nel weekend, non sembra scaldare particolarmente il nove volte iridato.

"Quest'anno l'importante sarebbe fare più gare possibile. Non è detto che fare 19 gare sia fondamentale. La doppia gara tipo Superbike sarebbe interessante, ma il minimo per rendere il campionato valido sono 13 gare. Forse basterebbe fare quelle fatte bene e mantenere l'attuale format. Vediamo cosa deciderà Ezpeleta, ma soprattutto dobbiamo vedere cosa deciderà il virus".

Recentemente, la Formula 1 ha annunciato che organizzerà delle gare virtuali con i piloti veri per sopperire alle gare cancellate. Valentino ha anticipato che anche Dorna si starebbe muovendo in quella direzione.

"Non so se posso parlarne, ma Bollini (addetto stampa Yamaha) mi ha detto che anche la MotoGP sta cercando di organizzare una cosa simile, facendo sfidare i piloti con la Playstation. Ci sono tanti piloti che giocano con la Play e vanno forte, per esempio Pecco o mio fratello Luca. Anche io gioco, ma non vado forte, quindi prenderò la paga!".

Anche se dovesse decidere di continuare alla fine del 2020, il ritiro è inevitabilmente vicino per lui, visto che ha già spento 41 candeline. A tal riguardo, ha raccontato una delle cose che sicuramente gli mancheranno di più.ù

"La partenza è una sorta di rito. Mi chino di fianco alla moto, le parlo e le dico che mi deve dare una mano. E' come se mi mettessi a conversare, anche se lei non mi risponde mai. Però ci credo talmente tanto, che non sarei sorpreso se un giorno mi dovesse rispondere. Quello che si prova prima della gara è bello e quando smetterò di correre è proprio la cosa che mi mancherà di più. Hai tante sensazioni, ti senti bene e male allo stesso tempo. Secondo me, tanti piloti corrono proprio per quello che senti in quei momenti dopo il warm-up e prima dell agara. Ognuno fa le sue cose prima della partenza, serve per tagliare con tutto e restare da solo con la moto. E' una sensazione bellissima".

Essendoci accanto a lui la fidanzata, non poteva mancare la citazione della sua diretta di un paio di giorni fa con Jovanotti e Fiorelli riguardo alla possibilità di fare un figlio: "Il grande Enzo Ferrari diceva che i piloti quando fanno un figlio perdono un secondo al giro. Vista la mia situazione attuale, non posso permettermelo!" ha scherzato.

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

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Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Motogp.com

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Yamaha Motor Racing

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Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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