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Mir e Quartararo: stesso obiettivo, ma con armi opposte

Il francese ha vinto tre volte, lo spagnolo gli ha risposto con la costanza. La Yamaha è un missile in qualifica, la Suzuki rimonta in gara. Eppure li separano solo 6 punti a quattro gare dalla fine.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Gold and Goose / Motorsport Images

Se chiedete ad un pilota in che condizioni vorrebbe affrontare il proprio rivale, quasi certamente vi risponderà ad armi pari. Quando arrivi a lottare per la vittoria in MotoGP, è anche normale che ci sia un certo egocentrismo che porti ogni pilota a pensare di essere il migliore del lotto e di poter battere ogni avversario a parità di condizioni. In fin dei conti, l'essenza dell'agonismo è proprio questa e probabilmente questa spinta interiore è quella che separa i campioni dai grandi talenti.

A quattro gare dal termine sono quattro i piloti virtualmente ancora in lizza per la corona di campione del mondo, ma quelli che sembrano avere qualcosa in più sono l'attuale leader Joan Mir e Fabio Quartararo, che lo insegue distanziato di appena 6 punti. E la cosa curiosa è che se la dovranno giocare puntando su armi diametralmente opposte.

Quartararo vince, ma Mir è più costante

Joan ha costruito la sua leadership sulla regolarità. E' il pilota che è salito più volte sul podio in questa stagione, 5 volte nelle ultime 7 gare, ma per il momento gli è mancato l'acuto ed è l'unico tra i primi quattro a non aver ancora alzato il trofeo del vincitore.

Il francese invece ha un ruolino di marcia completamente diverso. In questo pazzo 2020 si è imposto per ben tre volte, trionfando nella doppietta di Jerez e ritornando al successo a Barcellona. Ma nelle altre sette gare, se facciamo eccezione per il quarto posto di Misano, il suo score è stato disastroso.

E tra le altre cose, il problema con la pressione della gomma anteriore accusato domenica ad Aragon ha interrotto il filotto che lo aveva visto fin qui sempre vincitore in Spagna in questa stagione.

Yamaha impredibile in qualifica, Suzuki che rimonte!

Le loro moto poi non potrebbero essere così simili, eppure così distanti. La GSX-RR e la M1 sono le uniche due quattro cilindri in linea della griglia di partenza della classe regina e per questo erano state considerate i due prototipi capaci di esaltare le doti della nuova gomma posteriore introdotta dalla Michelin in questa stagione, che predilige la velocità di percorrenza e ha bisogno di un'erogazione abbastanza dolce.

Eppure, nelle prime dieci gare della stagione si sono comportate all'opposto. La Yamaha risultando praticamente imprendibile quando si tratta di lottare contro il cronometro. La Suzuki invece è più "diesel", ovvero capace di venire fuori alla distanza, raddrizzando tutte le domeniche o quasi i risultati insufficienti raccolti al sabato.

La M1 è un animale da prestazione pura, quella che più di tutte le altre moto sulla griglia riesce a sfruttare l'extra grip della gomma nuova per sfoderare delle velocità di percorrenza davvero impressionanti. Non a caso, sono ben otto le pole position griffate Yamaha in questa stagione, 4 con Quartararo, 3 con Maverick Vinales ed una con Franco Morbidelli.

Il punto di forza della M1 però spesso si trasforma incredibilmente in quello debole in gara. Per rendere al meglio, la moto di Iwata ha bisogno di avere pista libera davanti a sé, o per lo meno di seguire una gemella. In caso contrario si ritrova a fare i conti con altre moto che la "ostruiscono" in curva, impedendo ai piloti di sfruttarne la velocità di percorrenza, penalizzando così anche l'uscita di curva e l'accelerazione. Cosa che finisce per estremizzare anche l'handicap della carenza di potenza di motore, che diventa ancora più evidente sui rettilinei.

 

Il neo della GSX-RR invece è proprio la difficoltà a spremere il potenziale della gomma nuova. Basti pensare che nelle prime dieci gare, Mir è partito dalla prima fila solamente nel GP di Stiria, che curiosamente è stata anche l'unica volta in cui il rivale Quartararo ha mancato l'appuntamento con la top 3 in qualifica. E allargando il raggio, il maiorchino è scattato solo altre due volte almeno dalla seconda fila, mentre nelle altre gare ha preso il via dalla terza, dalla quarta ed una volta addirittura dalla quinta fila.

La moto di Hamamatsu però si trasforma quando si spengono i semafori, permettendo sia a Mir che ad Alex Rins di sfoderare sempre delle grandi rimonte, sfruttando una capacità di preservare le gomme, soprattutto nella seconda parte di gara, che non ha nessuna delle concorrenti. L'esempio più eclatante è proprio quello del catalano, che domenica ha vinto ad Aragon prendendo il via dalla decima casella dello schieramento.

Se si va a guardare il differenziale di Mir, il dato è impressionante: nelle gare in cui ha tagliato il traguardo (è caduto nel GP di Spagna e in quello della Repubblica Ceca), ha guadagnato addirittura 40 posizioni rispetto alla griglia di partenza.

L'unica occasione in cui ne ha persa una è stata al Gran Premio di Stiria, dove però non dobbiamo dimenticare che si trovava saldamente al comando quando è stata esposta la bandiera rossa per l'incidente di Maverick Vinales e alla ripartenza non aveva più una gomma nuova da montare all'anteriore.

Anche da questo punto di vista, il ruolino di Quartararo non potrebbe essere più distante, perché il dato di "El Diablo" dice -34 posizioni tra qualifiche e gara. Al portacolori del Team Petronas però va dato atto che due delle sue tre vittorie sono arrivate dalla pole position e l'ultima dalla seconda casella dello schieramento di partenza. Questo fatto però conferma ancora una volta che questo 2020 per Fabio è "o tutto o niente".

Nelle prime dieci gare, questi due approcci così lontani hanno scritto una classifica molto simile, perché 6 punti sono un distacco davvero minimo. Tra quattro Gran Premi scopriremo quale dei due avrà pagato di più...

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Alex Rins, Team Suzuki MotoGP, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Alex Rins, Team Suzuki MotoGP, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Polesitter Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Polesitter Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Fabio Quartararo, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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