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Gara 1 boicottata, i piloti assenti: "Pista poco sicura!"

Sei piloti non hanno disputato Gara 1 per protesta alle condizioni della pista definite poco sicure. In un comunicato spiegano le loro ragioni e chiedono più collaborazione con Dorna e FIM, per mettere la sicurezza dei piloti davanti a tutto.

Chaz Davies, Aruba.it Racing-Ducati Team

Chaz Davies, Aruba.it Racing-Ducati Team

Gold and Goose / Motorsport Images

Il penultimo round della stagione del mondiale Superbike verrà ricordato non certo per la 16esima vittoria stagionale di Alvaro Bautista, ma per la ribellione di sei piloti che hanno deciso di boicottare Gara 1 non schierandosi in griglia di partenza.

Le condizioni poco sicure della pista di San Juan hanno portato i piloti a riunirsi prima di Gara 1 per decidere se rimandarla alla domenica. Il motivo è da attribuire all’olio di catrame che filtra dall’asfalto con le elevate temperature e rende scivoloso il circuito. Se in principio solo Bautista e Michael Ruben Rinaldi erano disposti a scendere in pista contro il volere del resto dei piloti, a pochi minuti dall’inizio di Gara 1 sono stati ben 12 a schierarsi in griglia di partenza. Solo in sei hanno deciso di non prendere parte alla prima manche lunga del weekend.

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Eugene Laverty, Chaz Davies, Leon Camier, Riuychi Kiyonari, Sandro Cortese e Marco Melandri hanno lasciato le loro moto ai box, diramando successivamente un comunicato in cui spiegano le motivazioni che li hanno portati a non disputare Gara 1. Di seguito viene riportato il comunicato.

Guidare le moto è il nostro sogno da bambini ed il nostro sostentamento. Vogliamo solo schierarci e fare del nostro meglio quando si spegne il semaforo. Non vorremmo mai deludere gli spettatori accorsi in circuito, gli appassionati da casa, gli sponsor, le nostre squadre ed i nostri costruttori. Tuttavia, a volte bisogna pensare a cosa sia giusto, specialmente quando si tratta di sicurezza del pilota. Di seguito vi diamo delle spiegazioni per cui sei di noi hanno preso la decisione di non correre.

Venti minuti prima dell’apertura della pit lane, la maggior parte dei piloti Superbike (14 su 18) ha indetto una riunione privata in cui si è arrivati alla conclusione che non fosse conveniente correre per via delle condizioni della pista a San Juan. L’opzione preferita era quella di cancellare Gara 1 e di disputare entrambe le gare lunghe di domenica, con temperature più basse. Questo per noi era il compromesso migliore. Guidare domenica invece di sabato avrebbe dato l’opportunità agli organizzatori di pulire ulteriormente il circuito e di sfruttare l’abbassamento delle temperature (con un po’ più di fresco, viste durante le FP3, tutti i piloti erano d’accordo sul fatto che la pista fosse in condizioni accettabili).

È comprensibile che il lavoro svolto sulla pista sia stato ampiamente ritardato e questo significa che l’asfalto è stato terminato nei giorni immediatamente precedenti all’evento Superbike. Questo avrebbe impedito alla superficie di sistemarsi e quindi con le altissime temperature di sabato l’olio di catrame ha flitrato in superficie. È stato proprio quest’olio ad aver causato l’incredibile highside di Haslam e ha mandato Baz all’ospedale (entrambi caduti durante i giri di lancio).

Questa situazione dell’olio ci è stata confermata solo 10 minuti prima dell’apertura della pit lane, quando un addetto della sicurezza della FIM, dopo l’ultima ispezione del circuito, ci ha mostrato delle foto in cui si vedeva l’olio. Appena viste queste foto, ci sembrava chiaro che non si potesse gareggiare e che scendere in pista sarebbe stato un rischio.

Per molti mesi tutti sono stati a conoscenza delle condizioni che avremmo trovato a San Juan. Tuttavia, siamo arrivati qui e abbiamo trovato un circuito che, nella nostra opinione come piloti, non è adatto a questo scopo. Questo ci è stato confermato da un rappresentante FIM, che ci ha riferito che il circuito non soddisfa le richieste dell’omologazione, anche prima che il weekend iniziasse. Ci sono molti problemi che lo rendono al di sotto delle aspettative.

Oggi abbiamo avuto l’opportunità di unirci tutti insieme e dimostrare che siamo pronti a prendere dei grandi rischi solo su piste che soddisfano le richieste di sicurezza standard nel 2019. A causa di varie pressioni esterne su piloti e per interessi personali, il gruppo di 14 persone si è frantumato e la nostre voci non sono state ascoltate. Al contrario, sei di noi sono stati trattati come indisciplinati per aver deciso di non correre, fatto che semplicemente non è vero.

Abbiamo fiducia del fatto che gli organizzatori si assicurino che ogni circuito in cui andiamo rispetti le richieste, indipendentemente dalle sfide che potremmo affrontare in diversi posti del mondo. Qualsiasi esse siano, siamo concordi sul fatto che dovrebbero almeno ascoltare i piloti ed essere pronti ad adattare gli orari del weekend, se nell’interesse della sicurezza.

Nessuno vuole fare cambiamenti solo perché c’è stato un incidente. Speriamo che, dopo quanto avvenuto oggi, si continuerà a collaborare tra piloti, team, Dorna e FIM per assicurare che la sicurezza dei piloti sia una priorità nel nostro sport.

Ora prepariamoci alle gare di domenica

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