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Analisi

Ferrari-Vettel: quando finisce un amore

Si chiude il ciclo di Seb a Maranello: in sei anni non è riuscito a vincere un mondiale dopo i quattro conquistati dalla Red Bull. Cos’è mancato? Sicuramente una Rossa vincente, ma Seb non ha saputo metterci del suo, rivelando una tendenza all’errore nella sfida con Hamilton.

Sebastian Vettel, Ferrari SF1000

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Sebastian Vettel arriva a Maranello in una fredda mattina di novembre del 2014. A 27 anni ha già conquistato quattro titoli Mondiali, ma per quanto abbia vinto sta provando un’emozione mai vissuta in precedenza. Ad attenderlo sul circuito di Fiorano c’è una F2012, nel piccolo box distante pochi metri dalla casa ufficio di Enzo Ferrari. Vettel conosce bene ciò che lo circonda, sa molto della storia del Cavallino, ma calarsi nella monoposto è un'altra cosa.

Quella che trova Seb è una Ferrari che deve ripartire da zero dopo il divorzio traumatico con Fernando Alonso, l’arrivo del Presidente Sergio Marchionne al posto di Luca di Montezemolo ed anche un nuovo team principal, Maurizio Arrivabene.

Vettel porta una ventata di aria fresca, presentandosi a Barcellona per i primi test del 2015 con un taccuino Moleskine sul quale inizia a riportare le sue impressioni (positive e negative) dopo ogni ‘run’ in pista.

Debutto da campione

Il vincitore della gara Sebastian Vettel, Ferrari, al GP della Malesia del 2015

Il vincitore della gara Sebastian Vettel, Ferrari, al GP della Malesia del 2015

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

A molti piace, a molti altri ancora non va giù la partenza di Alonso, ma Vettel si presenta bene: terzo al debutto australiano, vincitore due settimane dopo nel Gran Premio di Malesia, il primo successo nell’era ibrida per la Ferrari dopo un 2014 vissuto tra sofferenze e polemiche.

Seguono altri due successi nel 2015, in Ungheria e a Singapore, dove festeggia via radio rispolverando l’Italiano di Toto Cutugno. La prima stagione in rosso è un deciso passo avanti rispetto al difficile 2014, e Vettel è un punto fermo. Il “Forza Ferari”, con una ‘r’ in meno, inizia a far breccia tra i tifosi della rossa, ma serve il titolo Mondiale.

Le speranza nel 2016 naufragano con la mancanza di competitività della SF16-H, e sia la Ferrari che Vettel si ritrovano a fine anno senza neanche un successo di tappa. Una doccia fredda, poi ecco la prima chance iridata nel 2017, grazie alla SF70H, una monoposto che segna un deciso passo avanti per la Scuderia.

Un inizio da sogno per Seb e la Ferrari, con tre vittorie e tre secondi posti nelle prime sei gare, a cui fa seguito una fase centrale del Mondiale molto combattuta (inclusa la celebre ruotata rifilata a Hamilton nel Gran Premio di Azerbaijan) che lo mantiene in piena corsa per il titolo al termine della stagione europea.

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Un sogno che si infrange però a Singapore, con l’incidente al via che coinvolge Seb, Raikkonen e Verstappen. A fine anno le vittorie per Vettel sono cinque, che gli garantiscono un secondo posto Mondiale non senza rimpianti.

Si riparte nel 2018, con una doppia vittoria nelle prime due gare, poi il successo in Canada e quello di Silverstone, “a casa loro”, come dice via radio durante il giro d’onore. Dopo quel successo Vettel porta a otto punti il vantaggio su Hamilton, ma classifica a parte, Seb e la Ferrari sembrano lanciatissimi, con il pilota tedesco che in quel momento sa di avere tutti dalla sua parte.

Qualcosa Vettel ha lasciato per strada (un errore a Baku, uno in Francia, e una penalità in Austria) ma la squadra guarda avanti. La domenica sera di Silverstone proprio nulla può far pensare a ciò che accadrà due settimane dopo.

La barriera della Sachs-kurve

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, se ne va dopo l'incidente nel GP di Germania 2018

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, se ne va dopo l'incidente nel GP di Germania 2018

Photo by: Steve Etherington / Motorsport Images

Vettel e la Ferrari proseguono la marcia, ma il sabato va anche meglio del previsto: Vettel in pole, Hamilton solo quattordicesimo per un problema allo sterzo che lo blocca in pista durante la Q1. Un bonus che Seb sfrutta al meglio portandosi al comando della corsa, le condizioni sono difficili, ma giro dopo giro prende sempre più forma la fuga Mondiale.

Poi la doccia fredda: giro 51, Seb finisce contro le barriere della Sachs, nel Motodrome, la curva più lenta di Hockenheim. In un istante Seb Vettel passa dal poter uscire dalla pista di casa con un parziale di +15 punti su Hamilton a dover inseguire a -17, un duro colpo per le ambizioni Mondiali e non solo per questioni aritmetiche.

Arriva ancora un successo a Spa, ma nel frattempo Sebastian colleziona altri errori, con il comune denominatore di essere sempre commessi sempre in bagarre: a Monza con Hamilton, in Giappone con Verstappen, ad Austin con Ricciardo.

Hamilton nel frattempo non sbaglia nulla, e centra il suo quinto titolo, Seb è ancora secondo con cinque vittorie, ma rispetto a dodici mesi prima i rimpianti sono maggiori. Qualcosa non torna.

Nel 2019 il confronto è anche interno

Sebastian Vettel, Ferrari, con la monoposto danneggiata dopo il contatto con Charles Leclerc nel GP del Brasile 2019

Sebastian Vettel, Ferrari, con la monoposto danneggiata dopo il contatto con Charles Leclerc nel GP del Brasile 2019

Photo by: Jerry Andre / Motorsport Images

2019, storia più recente. Vettel è sempre stato un pilota molto abile a fiutare l’aria, e capisce presto che ci sono problemi: la monoposto non va come sperava e, ai soliti avversari in pista, si è aggiunto un imprevisto confronto interno che lo vede in difficoltà.

Al suo fianco non c’è più il “comodo” Kimi Raikkonen, ma Charles Leclerc, un ragazzo cosciente di avere la chance della vita, esattamente come Seb nel 2009 quando fu promosso in Red Bull al fianco di Mark Webber.

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Il Vettel versione 2019 assomiglia più a quello del girone di ritorno della stagione precedente che non a quello della prima metà di campionato. Un errore in Bahrain (che gli costa una vittoria), la sbavatura di Montreal (che innesca la discussa penalità che lo priverà del successo), un tamponamento poco giustificabile a Verstappen nella gara di Silverstone e la nerissima domenica di Monza, resa ancora più difficile da digerire dal trionfo di Charles Leclerc.

E mentre il monegasco esplode, Seb perde colpi. Arriva la vittoria di Singapore, ma favorita dalla strategia della squadra che gli consente di scavalcare Leclerc, un segnale del miglior Vettel appare il sabato di Suzuka, pista che ama molto, per il resto il 2019 finisce con la voglia di staccare la spina.

Mondiale mancato, un finale da scrivere

Ma cosa è mancato a Vettel per centrare l’obiettivo del titolo Mondiale in tuta rossa? In tre delle cinque stagioni (al momento) disputate con la Ferrari, a mancare è stata la monoposto, e questo è un dato inconfutabile. Ma nel 2017/18 il miglior Sebastian avrebbe potuto complicare di più la vita al tandem Hamilton-Mercedes, un abbinamento che per strada ha lasciato davvero poco.

Nel suo ciclo in rosso Vettel non ha mai avuto a disposizione quella vettura dominante che ha interpretato al meglio nell’era Red Bull, ma è difficile sperare che nell’arco della carriera un pilota riesca ad avere costantemente la monoposto più veloce in assoluto, bisogna metterlo in conto.

Dopo la ruotata di Baku il presidente Marchionne definì Vettel un tedesco atipico, uno ‘scugnizzo’ dal sangue caldo che non rispecchia il cliché teutonico, e forse questa resterà la sorpresa maggiore del Vettel in tuta rossa.

Un ragazzo appassionato, che per la prima volta nella sua carriera non è riuscito a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato, una condizione nuova che ha rivelato un Vettel inedito, capace di perdere le staffe come i comuni mortali.

Il passato però resta, quattro titoli Mondiali non si vincono per caso, conditi con 53 vittorie (14 con la Ferrari) e 57 pole position, numeri che confermano come in certe condizioni Vettel sia un top-driver. Quelle condizioni, però, nell’avventura in Ferrari sono mancate, per colpe anche sue ma non solo sue.

Quello tra Vettel e il Cavallino è un amore covato ma mai sbocciato nella sua forma più completa, una relazione imprevedibile come imprevedibile sarà l’atto finale, un motivo in più per sperare che la stagione 2020 prenda presto il via.

Come sarà l’ultimo Sebastian ferrarista? Potrà esserci un pizzico di emozione in più, ma di sicuro molta pressione in meno per un’ultima avventura in tuta rossa, quella che sognava da bambino.

Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari, fermo ai box
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000 testacoda
Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000
Sebastian Vettel, Ferrari e Norbert Vettel
Sebastian Vettel, Ferrari nel garage
Sebastian Vettel, Ferrari
Pit board per Sebastian Vettel, Ferrari
Mattia Binotto, Team Principal Ferrari, e Sebastien Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari, il carroattrezzi riporta la macchina ai box dopo il problema al motore
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000 fermo in pista
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000
Sebastian Vettel, Ferrari SF1000 fermo in pista
Le nuove tute di Sebastian Vettel, Charles Leclerc, Ferrari
Sebastian Vettel, Charles Leclerc, Marc Gene, Mattia Binotto, Team Principal Ferrari
Sebastien Vettel, Ferrari
Sebastien Vettel, Ferrari SF1000 nel garage
Sebastien Vettel, Ferrari SF1000
Sebastien Vettel, Ferrari SF1000
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