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Track limits, una tagliola che fa sempre discutere in gara

La direzione gara e il collegio dei commissari sportivi quest'anno hanno stretto i bulloni con un approccio sanzionatorio nei confronti dei piloti che non rispettano i limiti della pista: sono relativamente facili da gestire il venerdì e sabato, ma diventano molto complicati da conciliare in gara.

Lewis Hamilton, Mercedes W12, Max Verstappen, Red Bull Racing RB16B

Foto di: Charles Coates / Motorsport Images

Quando si decide di inserire una nuova regola, il primo aspetto da valutare dovrebbe essere quello di essere certi di possedere tutti gli strumenti per verificarne il suo rispetto.

Il tema ‘track-limits’, tornato prepotentemente d’attualità in questo inizio di stagione 2021, in realtà non è una novità assoluta in Formula 1, ad esserla è piuttosto l’approccio della direzione gara, che a partire dal primo weekend di gara del 2021 in Bahrain ha confermato un approccio molto più rigido rispetto al passato.

Scelta legittima, ma a volte ciò che sulla carta sembra una scelta ottimale, si scontra con il verdetto di una realtà con cui alla fine bisogna fare i conti.

Il rispetto del track-limits è una regola molto chiara, applicabile senza grandi polemiche il venerdì e il sabato ma tremendamente difficile da conciliare con l’andamento di una gara.

In qualifica il lavoro della direzione gara e del collegio dei Commissari sportivi è abbastanza lineare: ogni pilota che in un suo giro veloce attiva un sensore posto in prossimità della linea che delimita la pista, si ritrova con il tempo cancellato. Tutto molto chiaro e di facile gestione, anche se a dirla tutta un primo problema ci sarebbe, ovvero il criterio con il quale viene deciso quale curve ‘sensorare’ e quali no.

La difficoltà emerge però in gara, quando venti monoposto girano contemporaneamente per diverse decine di giri.

“La questione fu analizzata anni fa anche da Charlie Whiting – ha confidato un addetto ai lavori – e arrivò alla conclusione che era realisticamente possibile sanzionare i piloti che passando oltre la linea che delimita la pista guadagnavano una posizione. Il regolamento recita espressamente che un pilota va punito quando trae un vantaggio uscendo di pista, ma come si fa a stabilire se un pilota che in gara gira da solo trae o meno vantaggio mettendo le ruote oltre la linea bianca? Whiting decise così di non complicare le cose, punendo solo i casi di infrazione constatabile senza alcun dubbio”.

Decisione saggia perché stroncava sul nascere ogni polemica.

Marko e Verstappen chiedono criteri più chiari

La Red Bull è ovviamente la squadra che ha più da recriminare contro la nuova linea della FIA. “Nelle prime tre gare della stagione questa storia ci è costata una vittoria, una pole position ed un giro veloce”, ha tuonato Helmut Marko, mentre Verstappen auspica il ritorno alla ghiaia subito dopo i cordoli.

“Le velocità che possiamo tenere oggi in curva ci portano ad abusare dei cordoli – ha spiegato l’olandese – le monoposto ce lo consentono e questo rende difficile giudicare caso per caso".

"L’ideale sarebbe mettere la ghiaia oltre i cordoli, ma so che i gestori dei circuiti non sono molto favorevoli a questa soluzione perché al termine di un weekend di Formula 1 avrebbero dei costi non indifferenti per ripristinare le condizioni necessarie ad ospitare altre categorie”.

“Ma credo che il problema maggiore oggi sia quello legato a una non uniformità delle condizioni – ha proseguito Verstappen - perché ci sono certi punti in cui è permesso andare oltre il cordolo ed altri invece che sono controllati con i sensori. Si dovrebbe avere una situazione più chiara e lineare. Da parte mia cerco sempre di ottenere il massimo risultato possibile, e sono andato oltre i track-limits in due occasioni rimettendoci una pole position ed un giro veloce, ed il tutto perché non mi accontento di un secondo o di un terzo posto”.

L’allarme lanciato da Verstappen non è solo dettato da un chiaro interesse personale (tra l’altro comprensibile) ma fotografa un problema concreto. Oggi i piloti assomigliano a quei calciatori che dopo aver realizzato un goal prima di esultare si assicurano con lo sguardo che la terna arbitrale non abbiano un braccio alzato.

Mentre spingono in apnea nel giro di qualifica sperano di non sentire via-radio il messaggio dell’ingegnere che li informa di aver beccato un sensore, e per quanto la regola sia (sempre sulla solita carta) di base corretta, è innegabile che c’è qualcosa che non torna.

In attesa che la FIA si pronunci in merito, alla vigilia del weekend che scatta oggi a Barcellona i piloti hanno ricevuto delle indicazioni molto chiare su come dovranno comporsi sulle 16 curve del circuito di Catalunya. Chi uscirà dalla linea continua alla curva 1 e 2 dovrà rientrare in pista seguendo il percorso delimitato da due ‘salsicciotti’ di colore giallo che portano alla curva 3.

La violazione di questa regola comporterà la cancellazione del tempo in qualifica, mentre in gara dopo due ‘tagli’ verrà mostrata la bandiera bianco-nera e successivamente incapperà in sanzioni che potranno variare da una penalità in tempo ad uno stop-and-go.

I piloti dovranno prestare attenzione anche alle curve 13, 14 e 15, dove sono previste le stesse sanzioni in caso di superamento della linea bianca continua. Tutto chiaro, ma sarà così al termine di qualifiche e gara?

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