Riparte dal Messico la caccia alla Porsche
Audi e Toyota faranno di tutto per ridurre il gap in classifica nei confronti delle rivali tedesche. Concesse deroghe sul raffreddamento per compensare le problematiche di una corsa che si disputerà a 2230 metri sopra il livello del mare.
Foto di: Vision Sport Agency
Con la 6 Ore del Messico riprende sabato, alle ore 20,30 italiane, il WEC che tornerà nella capitale centroamericana dopo 25 anni di assenza. Soprattutto con la 6 Ore inizierà la seconda, lunghissima fase, di un mondiale che ancora non ha classifiche definite, almeno per quanto riguarda la categoria principale, la LMP1, e quelle riservate alle GT. Sarà una corsa difficile: oltre all'altura-la pista sorge a 2230 metri sopra il livello del mare-c'è anche il rischio di pioggia a movimentare un campionato che fino ad ora ha mantenuto fede ai pronostici ben più di quanto dicano le classifiche stesse. Perchè se è vero che la Porsche, con la versione 2016 della 919 Hybrid, comanda sia la graduatoria riservata ai costruttori sia quella riservata ai piloti con il trio formato da Neil Jani, Marc Lieb e Romain Dumas, è altrettanto vero che gli avversari, soprattutto l'Audi, hanno la possibilità di ridurre le distanze in vista delle ultime quattro corse che si disputeranno, come l'anno passato, a Austin, Fuji, Shanghai e Bahrein.
Classifiche ancora fluide
D'altronde le varie graduatorie iridate non permettono alla Porsche di cullarsi sugli allori. In quella riservata ai costruttori la Casa di Weissach ha un vantaggio sull'Audi di 35 punti. In quella dei piloti Jani-Lieb e Dumas hanno 33 punti su Di Grassi-Jarvis-Duval, mentre più staccati al terzo posto sono Conway-Sarrazin-Kobayashi con un distacco di 44 punti difficilmente colmabili. Fuori dai giochi sono i campioni del mondo in carica Webber-Hartley-Bernhard che hanno 28 punti contro i 106 dei compagni di squadra. In LMP2 il trio composto da Lapierre-Richelmi-Menezes, vincitori a Spa, Le Mans e Nurburgring viaggia spedito verso il titolo con un buon margine di 41 punti sul padrone di casa in Messico Riccardo Gonzales, Filipe Albuquerque e Bruno Senna, secondi con sei lunghezze su Rast-Rusinov. Tesa invece la lotta in GTE: la Ferrari, 146 punti, è davanti all'Aston Martin, 138, e alla Ford, 110,5 mentre nel mondiale riservato ai piloti GTE PRO Rigon e Bird << pagano >> due punti nei confronti di Olivier Pla e Stefan Mucke. Staccati-ma non impossibile la rimonta- sono Bruni e Calado saliti a quota 44 dopo la vittoria del Ring contro i 72 della coppia franco-tedesca della Ford. Dominano, fino ad oggi, in GTE AM Collard-Aguas e Perrodo saliti con la Ferrari 458 della AF Corse a quota 111 punti ma che devono guardarsi alle spalle dal ritorno della Aston Martin di Lamy-Lauda-DallaLana.
Anche i turbo perderanno potenza
Il primo problema che tutte le squadre dovranno affrontare in Messico sarà la perdita di potenza. Correre in altura richiede mappature diverse e soprattutto la pista messicana impegnerà i team nel cercare di raffreddare nel migliore dei modi il propulsore. I turbo soffrono meno degli aspirati sul fronte della perdita di cavalli ma nel contempo saranno sottoposti a temperature d'esercizio più elevate del normale ed è per questo che ai team sono state concesse deroghe sul raffreddamento per questa corsa che vedrà i piloti impegnati in un lunghissimo rettifilo di 1200 metri e poi in una serie di curve e controcurve dove invece sarà necessario possedere il massimo della trazione e del carico. Sarà quindi un rompicapo trovare il giusto equilibrio aerodinamico. Porsche, Audi-che ritroverà Benoit Treluyer rimessosi dai postumi dell'incidente in mountain bike subito prima del Nurbrugring- e Toyota non dovrebbero discostarsi da ciò che hanno portato in Germania con naturalmente i dovuti aggiustamenti del caso specifico. Più complicata invece la vita di coloro, specie tra le GT, che non dispongono di propulsori sovralimentati. Su questo fronte Aston Martin e Porsche RSR potrebbero essere svantaggiate rispetto alla Ferrari 488, tornata alla vittoria con Bruni e Calado al Nurburgring, e alle Ford GT.
In GTE AM l'Aston sceglie le Michelin
In Messico ci saranno alcune defezioni: è il prezzo che il WEC paga alle trasferte extraeuropee; come si sussurrava da tempo sarà solo una la Rebellion presente, affidata al trio fino ad ora rivelatosi più competitivo-anche sul fronte budget- formato da Imperatori- Kraihamer-Tuscher, mentre in LMP2 la Manor schiererà un'unica Oreca per Rao-Bradley e Diaz Guerra. Novità anche tra le GTE AM con l'Aston Martin di Lamy-Lauda-DallaLana che dal Messico monterà le gomme Michelin al posto delle Dunlop. Una scelta controcorrente da parte della Casa che invece proseguirà la propria collaborazione con il marchio britannico in GTE PRO, dove al Nurburgring si sono visti da parte del produttore di pneumatici, notevoli miglioramenti sia sul fronte delle prestazioni pure sia della durata. Il motivo risiede nella configurazione delle GTE AM che per regolamento non possono sfruttare le deroghe aerodinamiche previste per la classe maggiore. Dunlop probabilmente non aveva il tempo per sviluppare una gomma adatta alle specifiche 2015 richieste dalla GTE AM anche in considerazione del fatto che il trio, attualmente secondo nella speciale classifica, era l'unico a non utilizzare le Michelin.
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