Il boss della F.1 Carey: "Vogliamo 21 GP come 21 Super Bowl"
Chase Carey, nuovo boss della F.1, ha affermato di voler avvicinare piloti e team ai tifosi e agli appassionati, per poi dare a questi uno show eccellente sia in pista che fuori.
Foto di: LAT Images
Il giorno dopo il grande annuncio che ha determinato uno spartiacque nella storia della Formula 1, Carey ha concesso la sua prima intervista come uomo al timone della Formula nel programma televisivo della CNBC Squawk Box. Carey ha ammesso di non aver mai immaginato di ritrovarsi un giorno in questo ruolo. “Anche solo un anno fa – ha spiegato – non c’era nulla che potesse farmi pensare a questo contesto. Ma quando la scorsa estate si è presentata la chance, sono subito stato catturato dal progetto, ed oggi sono entusiasta della sfida che mi attende”.
Il nuovo numero 1 del Circus ha commentato anche lo stato attuale della Formula 1, senza dimenticare chi lo ha preceduto. “Per prima cosa a Bernie bisogna riconoscere il merito di aver saputo strutturare e far crescere questo sport negli ultimi decenni. Un dato su tutti è il prezzo a cui è stato venduto il pacchetto di Formula 1, ovvero otto miliardi di dollari. Deve essere apprezzato tutto il lavoro che ha fatto. Ciò detto, se osserviamo gli ultimi quattro o cinque anni, vediamo che la Formula 1 non è cresciuta come avrebbe dovuto, considerando il suo potenziale, e noi abbiamo l'opportunità di dare il nostro contributo per migliorare ulteriormente”.
“Penso che ci siano due parti fondamentali – ha spiegato Carey - la prima è quella di strutturare un’organizzazione che ci permetta di promuovere al meglio questi eventi su tutti i fronti, che può voler dire rivolgersi ai media digitali, che oggi non sono coinvolti, cercando un legame diretto con i tifosi e che amano questo sport. E, su un altro livello, dobbiamo costruire uno spirito collaborativo con i nostri team, i promotori, gli sponsor e le emittenti televisive, al fine di lavorare insieme con una visione comune”.
Guardando all’immediato futuro, Casey ha radiografato il fronte economico. Delle tre maggiori fonti di reddito attuali della Formula 1, ovvero i diritti televisivi, le sponsorizzazioni ed i contratti con i circuiti, secondo il manager statunitense quello che crescerà maggiormente sarà il fronte legato agli sponsor. “Realisticamente oggi abbiamo una pacchetto di sponsorizzazioni dovute all’operato di una sola persona, ci sono categorie di prodotti in cui la Formula 1 non è nemmeno in vendita, quindi vogliamo potenziare ed organizzare questo fronte, e probabilmente nel breve periodo sarà quello che garantirà una crescita maggiore”.
“Anche sul fronte televisivo – ha proseguito Casey - non c'è dubbio che ci sia un buon potenziale di crescita. Recentemente abbiamo rinnovato un accordo nel Regno Unito che ha raddoppiato i nostri ricavi annui in quel contesto, e non siamo ancora entrati nel panorama dei media digitali, un mercato importante da affiancare ai nostri mezzi radiotelevisivi tradizionali. La sfida sarà quella di rendere i nostri eventi più grandi, più ampi e migliori sotto tutti i punti di vista. Ho già detto che vorremmo avere 21 gare come 21 Super Bowl. Abbiamo un Gran Premio per nazione, e dovremmo rendere questi appuntamenti degli eventi che riempiano un’intera settimana, con animazioni, musica, e altre iniziative per cercare di coinvolgere tutta la città, e non solo il pubblico che assiste alla gara in pista. Lavorando nel tempo, vorremmo crescere in questa direzione”.
Negli USA, nazione dove i guadagni tengono banco con la stessa attrattiva delle imprese sportive, Michael Schumacher era conosciuto come l’atleta più pagato al mondo, mentre oggi i piloti sono merce rara in questa particolare classifica. “Lewis Hamilton oggi è il pilota più pagato – ha chiarito Carey - e lui è molto noto ma… al di fuori degli Stati Uniti. Abbiamo grandi stelle, da Lewis Hamilton a Max Verstappen, un ragazzo di 18 anni che è esploso in modo incredibile lo scorso anno, ma ho sottolineato che c’era una sola persona che lavorava sul fronte delle sponsorizzazione e… nessuno nel marketing. Se non si è connessi al mondo dei digital media vuol dire che ci sarà del lavoro da fare, con l’obiettivo di avvicinarsi sempre di più ai fans, e permettergli di sentirsi più vicino ai loro beniamini. Abbiamo delle stars, abbiamo macchine incredibili, dobbiamo solo avvicinarci alla gente”.
Carey ha infine confermato l’intenzione di organizzare una seconda gara negli Stati Uniti: “E’ un’opportunità importante. Non abbiamo acquisito questa attività per portarla al successo solo negli Usa, ma c’è un interesse crescente sul mercato statunitense, e ci piacerebbe avere in calendario una seconda gara su un tracciato cittadino. Sarebbe bello correre in una metropoli come New York, Los Angeles, Miami o Las Vegas, con un evento che si sviluppi nell’arco di un’intera settimana coinvolgendo tutta la città”.
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