Ferrari: ecco perché Giovinazzi deve correre subito (con la Sauber)
Antonio Giovinazzi è stato ufficializzato terzo pilota della Ferrari da Sergio Marchionne nel pranzo di Natale: il pilota italiano sarà solo tester del venerdì e si allenerà al simulatore o guiderà già nel campionato 2017 con un team cliente?
Foto di: GP2 Series Media Service
Antonio Giovinazzi deve correre. In Formula 1. Subito. Utilizzarlo come tester al simulatore che ogni tanto sale sulla macchina di un team cliente nel primo turno di prove libere serve a poco, se non a niente. Significherebbe perdere un anno, mentre il mondo dei GP corre veloce.
Il divieto di test impedisce un ricambio generazionale di piloti, ma un top team come la Ferrari non deve essere condizionato da beghe di cortile. Il team del Cavallino vanta un credito con la Sauber per la fornitura di power unit non pagate: in attesa che l’Alfa Romeo torni nel Circus per allevare i giovani talenti della Ferrari, proprio come la Toro Rosso fa per la Red Bull Racing, è meglio che a Maranello si diano da fare per “imporre” il ragazzo di Martina Franca alla squadra svizzera.
Uno sconto sulla fornitura dello 061/1 ammorbidirà certamente la traballante Monisha Kaltenborn, la team principal austriaca di origine indiana, che, invece, sta cercando di affiancare un altro pilota pagante al confermato Marcus Ericsson.
La squadra di Hinwil con i due punti conquistati da Felipe Nasr nel diluvio di Interlagos ha arpionato il decimo posto nel mondiale Costruttori, “scippando” tredici milioni di euro al budget della Manor. Un’iniezione di fiducia, ma niente di più, visto che la stagione 2017 si preannuncia molto costosa con l’esigenza di realizzare monoposto del tutto nuove grazie alla rivoluzione regolamentare che porterà macchine con più carico aerodinamico e gomme larghe.
E, non a caso, per tenere i costi accettabili, la Sauber ha deciso di usare il motore Ferrari del 2016. Chiariamolo subito: se Antonio Giovinazzi dovesse salire sulla Sauber sarebbe destinato a una stagione di sofferenze, cercando di evitare l’ultima posizione della griglia di partenza. Niente di più di quanto hanno già vissuto Esteban Ocon e Pascal Wehrlein alla Manor.
I due pupilli di Toto Wolff “parcheggiati” al team di Banbury dalla Mercedes hanno avuto l’opportunità di farsi le ossa, apprendendo le piste del mondiale e le metodologie di lavoro all’interno di una moderna monoposto di Formula 1 che rappresenta un mondo totalmente diverso dalla GP2 che Antonio Giovinazzi ha guidato nel corso di quest’ultima stagione (ha corso anche in LMP2 nel WEC con la Ligier).
Esteban Ocon, pur disputando solo mezza stagione sulla Manor, si è meritato l’attenzione della Force India (quarta forza nel 2016) che ha scelto il transalpino come pilota che sostituirà Nico Hulkenberg che, nel frattempo, è approdato alla Renault. Tanto più che il sedile Sauber potrebbe finire proprio al “ripescato” Pascal Wehrlein: ha senso che un pilota Mercedes debba guidare una monoposto a motore Ferrari? I giovani capaci, insomma, non hanno tempo da perdere in inutili attese.
L’abbiamo scoperto con Max Verstappen che l’ascensore l’ha preso in fretta, risultando il più giovane pilota debuttante nella storia della Formula 1 con la Toro Rosso (non aveva la maggiore età, né la patente!), prima di diventare anche il più giovane vincitore di un GP alla prima gara sulla Red Bull RB12. Oggi si bruciano le tappe se si ha per le mani un diamante grezzo come l’olandese.
Antonio Giovinazzi rappresenta il meglio che abbiamo in Italia: è un talento cristallino che si è fatto strada senza il becco di un quattrino. E a Maranello sono stati bravi a blindarlo prima che potesse finire all’attenzione di qualcun altro (Mercedes o Red Bull), ma ora bisogna farlo crescere perché sia pronto a essere un pilota titolare nel 2018. Per un professionista lo stare in macchina è un aspetto determinante: la limitazione dei test obbliga di colmare la carenza con il lavoro al simulatore, ma non c’è niente di meglio che correre per apprendere l’uso delle gomme larghe Pirelli e delle strategie che bisogna memorizzare sul volante-computer.
Perché queste premesse? La ragione è semplice: la Ferrari avrà entrambi i piloti in scadenza di contratto alla fine del 2017. Kimi Raikkonen potrebbe decidere di ritirarsi dalla Formula 1 a 38 anni suonati, mentre Sebastian Vettel percepisce che a Maranello non c’è quell’amore che lui ha manifestato per la Rossa quando è arrivato al Reparto Corse e c’è chi giura che abbia già una via di… fuga alla Mercedes per il 2018 se la 668 non fosse in grado di lottare per il successo contro le frecce d’argento.
In questo caso proprio il Cavallino rampante si troverebbe nella scomoda situazione di sostituire due piloti in un colpo, facendo piazza pulita della sua storia recente. E se anche fosse Raikkonen e decidere di insistere per un anno, non ci sarebbe lo spazio per promuovere un debuttante come Antonio Giovinazzi, perché la line-up della Ferrari sarebbe oggettivamente troppo debole per un top team.
Se le cose dovessero andare secondo i piani, invece, l’italiano potrebbe affiancare Vettel in una squadra che dovrebbe aver ritrovato fiducia e motivazioni, per cui l’uscita dell’esperto Kimi non dovrebbe essere problematica. E se, al contrario, dovesse saltare la santabarbara, Antonio sarebbe comunque l’anello di collegamento con un pilota top in arrivo (Daniel Ricciardo o Lewis Hamilton?).
La Ferrari, quindi, se vuole credere nel giovane tarantino deve investire subito su di lui: se, come sembra, Giovinazzi ha la stoffa del campione, avrà l’opportunità di mettersi in gioco. Metterlo in frigorifero, invece, può costare caro tanto al ragazzo che al Cavallino…
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