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La fantasia della Pirelli, un pregio o un limite?

La Casa italiana riesce sempre a rimescolare le carte nella scelta delle gomme e i tecnici dei team impazziscono

Cinque vincitori diversi, su cinque monoposto diverse in cinque Gran Premi. Abbiamo assistito a Barcellona ad un evento che in F.1 non si ripeteva dal lontano 1983 (Nelson Piquet, Brabham; John Watson, McLaren; Alain Prost, Renault; Patrick Tambay, Ferrari e Keke Rosberg, Williams). Ventinove anni fa la sequenza fu interrotta da Alain Prost, mentre oggi si potrebbe anche scommettere sulla prosecuzione della serie magica, visto che non ci sarebbe niente da eccepire se alla comitiva si aggiungessero anche Kimi Raikkonen o Romain Grosjean con la Lotus, “maturi” per centrare il bersaglio grosso. LA NOBILE DECADUTA Il Gp di Spagna ha riportato sugli altari la Williams, una nobile decaduta che è risorta dopo otto anni di oblio. Pastor Maldonado è diventato il primo venezuelano a vincere un Gp (l'ultimo ad andare a punti è stato Johnny Alberto Cecotto con la Theodore, proprio nel 1983): il sudamericano di 27 anni ha guidato come un campione navigato, senza commettere il minimo errore, perfettamente consapevole del suo potenziale e della FW34. Ha fatto venire le lacrime di gioia a Sir Frank che ha festeggiato in Catalunya il 70esimo compleanno. Quella di Grove è una squadra piccola che nello scorso campionato ha rischiato il default, mettendo nel carniere solo cinque punti iridati: nona nel mondiale Costruttori, ultima prima delle tre squadre nuove che corrono nella Serie B del Circus. VENDUTI I GIOIELLI DI FAMIGLIA Negli ultimi anni Williams ha dovuto vendere i gioielli di famiglia per proseguire l'attività: ha stretto i denti, si è privato di alcune monoposto vincenti e dell'elicottero, ed è tornato a sorseggiare lo champagne del podio. Ma come è possibile che gli ultimi della F.1 possano risalire la china così in fretta, sovvertendo i valori in campo, pur non disponendo dei budget dei top team? SPETTACOLO E INCERTEZZA La Spagna promuove Williams, Ferrari e Lotus. E boccia Red Bull Racing e McLaren, le grandi favorite della stagione 2012, con Mercedes non pervenuta. Che sta succedendo in F.1? Lo spettacolo è cresciuto, l'incertezza è massima, ma fra i tecnici c'è chi si domanda cosa stia andando in scena nel Circus. GALLERIA DEL VENTO ALL'APERTO Barcellona è considerata una pista impegnativa, una sorta di galleria del vento naturale per il lungo rettilineo di arrivo che mette in risalto carico ed efficienza aerodinamica delle monoposto. Eppoi offre i curvoni veloci che esaltano l'assetto e le chicane utili a mettere in rilievo la trazione. Chi si sarebbe immaginato che sul Circuit de Catalunya avrebbe dominato la Williams? TESTACODA IN GRIGLIA Certo, l'aver abbandonato il motore Cosworth per il Renault, aver dato il benservito a Sam Michael che è andato a far danni altrove (McLaren) e aver riesumato come dt Mike Coughlan, massimo esperto nel copiare, deve aver contribuito ad avviare la rinascita della squadra di Grove, ma un così repentino testa-coda dello schieramento non lo si era ancora visto. IMPORTANZA DELLE GOMME E allora si scopre che le vere protagoniste della stagione sono le gomme. Tonde e nere. Paul Hembery è riuscito nel miracolo di accendere i riflettori sugli pneumatici Pirelli anche nel momento in cui le coperture dovevano diventare solo un anonimo accessorio. La F.1, infatti, vive da anni nel rapporto con un mono-fornitore. Ai tempi della Bridgestone si parlava di gomme solo quando c'era qualcosa che non andava, altrimenti c'era il silenzio sul tema. ACCESSORIO PROTAGONISTA La Casa della Bicocca, invece, ha cercato un suo spazio vitale: ha chiesto a Bernie Ecclestone che tipo di prodotto volesse e come avrebbe potuto contribuire ad innalzare lo spettacolo in pista, favorendo i sorpassi. La Pirelli, quindi, ha vestito i panni dell'attore protagonista che recita un ruolo importante sul palcoscenico della Formula 1. CONTA LA TATTICA? Ha proposto quattro gomme con quattro mescole diverse con un gap prestazionale limitato fra di loro, per favorire stretegie di gara con tattiche non prevedibili e fantasiose. Tanti pit stop (forse troppi) utili a rimescolare le carte con pneumatici che assicurano un tempo sul giro fino ad un certo punto, eppoi hanno un decadimento consistente valutabile non in decimi, ma in secondi. Ritardare una sosta anche solo di un giro, può significare buttare via una vittoria. Il bello è che gli ingegneri delle squadre non ci hanno capito ancora niente: super-computer, gallerie del vento, simulazioni al CFD e al simulatore per ora sono serviti a niente. Non c'è una squadra del Circus che abbia trovato la “pietra filosofale” per dominare la concorrenza. L'ATTACCO DI SCHUMI Assistiamo a spicchi di Gran Premio in cui c'è una monoposto che vola e poco dopo balbetta. Michael Schumacher è partito con una crociata contro la Pirelli, sostenendo che le gomme condizionano il modo di guidare dei piloti, costringendoli troppo spesso ad una guida da ragionieri, senza poter spremere il reale potenziale della vettura. Può essere, ma ieri un pilota dallo stile di guida aggressivo come Lewis Hamilton ha completato la gara con una sosta in meno rispetto a tutti gli altri, per cui anche un campione “mangia-gomme” può gestire il consumo, andando forte: partito ultimo è risalito all'ottavo posto. GOMME TUTTE UGUALI? Il tedesco a volte usa modi rozzi per esprimere concetti che, invece, andrebbero analizzati più approfonditamente. E qualcuno lascia intendere a mezze parole che ci sarebbero treni non proprio tutti uguali. A microfoni accesi non ne parla nessuno, ma quando si entra nelle confidenze il dubbio ricorre. Non che la Pirelli giochi a fare dei favoritismi, ma proprio per mancanza di stabilità del prodotto. NON CI SONO DUBBI! Questo può essere stato vero in passato, ma non oggi: abbiamo visto di persona qual è lo standard con cui vengono prodotti in Turchia gli pneumatici studiati da Maurizio Boiocchi. E ciascuna gomma ha una storia che può essere “tracciata” in qualsiasi momento grazie al Racing Tyre System Pirelli: si tratta di un sistema che mette in connessione in tempo reale gli ingegneri Pirelli con le monoposto, i team e i tecnici della FOM, assicurando una serie di dati durante le prove e le gare. FANTASIA AL POTERE Dunque, non è qui il problema. Ma allora dove sta l'arcano? Forse nell'autonomia d'azione di Hembery e soci: gli uomini Pirelli, su specifica richiesta di FIA ed Ecclestone, riescono a rimescolare le carte ad ogni Gp, proponendo sempre soluzioni imprevedibili. In Spagna hanno portato Soft e Hard, per la prima volta nell'anno gomme non contigue di mescola. SI PUO' CAMBIARE DIREZIONE Il direttore di Pirelli Motorsport ieri ha detto: “Gli pneumatici hanno contribuito molto a rendere la gara spettacolare e ricca di suspence, ma è chiaro che in quanto fornitori unici del campionato seguiremo sempre le indicazioni delle squadre e del promotore e che ogni sviluppo futuro sarà in direzione di quanto ci verrà indicato”. CREATIVITA' TRICOLORE Caro Paul, il messaggio è quanto mai chiaro: la Pirelli ha dimostrato di saper recitare il ruolo della protagonista nel corso della stagione, rispettando tutti i capitolati di appalto. La fantasia italiana ha contribuito a rendere entusiasmante un mondiale imprevedibile, ma se i tecnici dei top team devono impazzire per trovare la quadra alle loro monoposto, beh allora è possibile fare un passo indietro. ALCHIMISTI DEL CIRCUS Non bastano gli “alchimisti” del Circus per interpretare cosa succede ad un pneumatico se cala o aumenta la temperatura ambientale di cinque gradi rispetto alla finestra di funzionamento ideale della gomma. Sono stati assunti degli specialisti della concorrenza (Ferrari, McLaren e Mercedes hanno in organico ex ingegneri di Bridgestone e Michelin) per costruire un adeguato modello virtuale della gomma Pirelli, ma evidentemente non ci hanno cavato un ragno dal buco. E allora è meglio blindare la creatività milanese e riportare il fornitore ad un ruolo meno attivo ed anonimo. L'importante è sapere quale Formula 1 davvero si vuole...

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