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Dennis: un addio che sa di regolamento di conti in McLaren

Dennis è stato esautorato dal ruolo di Amministratore Delegato McLaren. Ron paga la pessima gestione del team di Formula 1 ma anche la rottura irreparabile con Mansour Ojjegh, lo storico socio che è diventato il suo più acerrimo rivale.

Ron Dennis, McLaren Executive Chairman

Foto di: XPB Images

Ron Dennis, McLaren Executive Chairman with the media
Eric Boullier, Direttore corse McLaren, McLaren, parla con Ron Dennis, Presidente esecutivo, McLaren
Ron Dennis, Presidente esecutivo McLaren con Fernando Alonso, McLaren
(L to R): Ron Dennis, McLaren Executive Chairman with Niki Lauda, Mercedes Non-Executive Chairman on
Ron Dennis annuncia il ritiro di Niki Lauda alla fine della stagione
Ayrton Senna, McLaren Honda, e il boss Ron Dennis
Ayrton Senna, McLaren MP4/4 Honda, con Ron Dennis e Gordon Murray
Adrian Newey e Ron Dennis
John Watson, McLaren MP4/1-Cosworth con Ron Dennis sulla pitlane
The victorious McLaren Mercedes Team: In front (L-R) Ron Dennis, the winner Mika Hakkinen, Jurgen Schrempp, Daimler-Benz CEO, David Coulthard, 2nd in race and Norbert Haug, Mercedes Sport Chief
Ron Dennis, McLaren, Team Principal, Chairman with 1st place Lewis Hamilton, McLaren Mercedes
(Da sx a dx): Ron Dennis, Presidente Esecutivo McLaren con Yusuke Hasegawa, Capo del Programma Honda
Ron Dennis, McLaren Executive Chairman with the media
Fernando Alonso, McLaren MP4-31

Per chi ha seguito la Formula 1 negli anni ’80 e ’90, quello di Ron Dennis non sarà mai un nome a caso. I successi raggiunti dal manager inglese restano tutt’ora incredibili, soprattutto considerando che parliamo di un ex meccanico, partito da zero ed arrivato al vertice di un gruppo industriale dal fatturato annuale di quasi 1 miliardo di euro.

La storia di Dennis è una mirabolante ascesa, che lo ha portato a dominare la scena di una Formula 1 probabilmente al vertice della sua popolarità. In tutto questo Ron aveva raggiunto una posizione tale da potersi permettersi di avere in squadra come piloti Ayrton Senna ed Alain Prost, e come tecnici Gordon Murray e Steve Nichols, di portare nel paddock hospitality da sogno (per l’epoca) e piastrellare i box in cui avrebbe lavorato il team prima di ogni gara.

Il tutto, ovviamente, tra vittorie e titoli Mondiali che portarono la sua McLaren a superare la Ferrari in tutte le classifiche assolute della Formula 1. Insomma, Ron Dennis è stato il top, per dirla con il linguaggio dell’epoca, sempre un passo avanti rispetto a tutta la concorrenza.

Un visionario, sotto molti aspetti, capace di andare oltre il concetto di squadra da corsa, trasformando la sua squadra di Formula 1 (e di conseguenza obbligando anche i concorrenti a farlo) in aziende con i fiocchi diventate dei veri e propri poli tecnologici. Dennis è stato anche colui che ha trasformato un team di Formula 1 in un Costruttore di auto stradali, iniziando da quella McLaren F1 che è stata a lungo la vettura di serie più veloce al Mondo.

Queste le doverose premesse, e con queste premesse non può non fare un po’ di tristezza leggere di un Ron Dennis che ha usato (senza successo) l’Alta Corte di Londra per tenersi stretto il suo ruolo di Amministratore Delegato alla McLaren.

L’immagine di chi le ha tentate proprio tutte, e non si rassegna all’inevitabile. Ma questo è, e da ieri Dennis è formalmente un ex della McLaren. Quando la notizia è trapelata lo scorso weekend ad Interlagos, un po’ a sorpresa non sono stati pochi gli addetti ai lavori (soprattutto inglesi) a commentate il tutto con un “era inevitabile”.

Quasi fosse un destino scritto da anni, dal gennaio del 2014 precisamente. Parliamo del momento in cui Dennis riuscì a scalzare dal ruolo di team principal, Martin Whitmarsh dopo due anni di tentativi infruttuosi, con un colpo a sorpresa che gli consentì di riprendere le redini della squadra di Formula 1 lasciate cinque anni prima.

E, a quanto pare, non fu una manovra casuale, perché è avvenuta proprio mentre lo storico socio di Dennis, Mansour Ojjeh, lottava con una dura convalescenza dopo un doppio trapianto di polmone.

La suddivisione del pacchetto azionario della McLaren (che è rimasto invariato) vede Ojjeh e Dennis con una quota del 25% ciascuno, mentre il restante 50% è di proprietà del fondo di investimento Mumtalakat, appartenente alla famiglia reale del Bahrain.

L’aver spodestato Whitmarsh proprio mentre Ojjeh era su un letto d’ospedale, non è probabilmente un episodio estraneo all’allontanamento di Ron Dennis, e disegna uno scenario che assomiglia molto a una resa dei conti.

Ron, in precedenza, era sopravvissuto alla spy-story (costata alla McLaren 100 milioni di multa ma, soprattutto, l’inizio dell’incrinatura dei rapporti con la Mercedes) e alla partenza di Lewis Hamilton, mal digerita dal consiglio di amministrazione.

Ma le ultime tre stagioni, disastrose su tutti i fronti, hanno probabilmente convinto i responsabili del fondo Mumtalakat a votare a favore del colpo di spugna. Una McLaren che non sale sul podio dal Gran Premio d’Australia del 2014 (e senza un main sponsor) non è solo riconducibile alle difficoltà tecniche incontrate dalla Honda. E le premesse con cui Dennis aveva annunciato il ritorno alla gloriosa partnership che tanti successi portò negli anni ’80, non hanno aiutato.

Ora la palla passa a Jost Capito, presente già a molte gare del Mondiale 2016 ma sempre in borghese. Una presenza quasi privata la sua, ma da oggi sarà chiamato a cercare di raddrizzare una squadra in grande crisi cercando di riportare in alto il nome McLaren. Raggiungere le vette frequentate da Dennis sarà impossibile, ma a questa McLaren, al momento, basta anche molto meno…

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