Arrivabene: "Ritrovata l'affidabilità senza rinunciare alle prestazioni"
Il team principal della Ferrari, Arrivabene, è soddisfatto che i due piloti si siano chiariti dopo il contatto in Cina e guarda al futuro: "A Sochi avremo qualche novità, ma dobbiamo ancora imparare a conoscere la SF16-H".
Foto di: XPB Images
Maurizio Arrivabene è fiducioso. Dopo le prime tre gare del Mondiale 2016 il bilancio della classifica di campionato gli sta stretto. Crede molto nel progetto SF16-H, sa che c’è molto lavoro ancora da fare ma gli obiettivi della Ferrari sono ambiziosi. E pur ammettendo che a Shanghai sia Vettel che Raikkonen abbiano commesso degli errori, non punta il dito.
“Abbiamo visto che sia in qualifica che in gara ci sono stati degli errori – ha commentato Arrivabene – ma la corsa ci ha anche confermato che Kimi e Seb sono due grandi piloti”.
Non resta molto amaro in bocca pensando a quello che si poteva ottenere a Shanghai?
“In qualifica potevamo puntare alla pole. Dai calcoli che avevamo fatto dovevamo essere ad un decimo dalle Mercedes, un margine che con una spinta finale del pilota può anche azzerarsi. Poteva starci. Ma sia Seb che Kimi stanno lavorando duro, vengono regolarmente a Maranello e passano molto tempi con i loro ingegneri".
"In qualifica ci sono stati degli errori, ma fanno parte delle corse. In gara sono stati bravi, ho visto fare anche una cosa eccezionale a Seb, quando in pit-lane ha passato due monoposto. Dimostrando perché oggi il suo stipendio è più alto di quello di Sainz (che si è accodato a Hulkenberg senza superarlo come è concesso dal regolamento)”.
Come è stato il dopo gara tra Raikkonen e Vettel?
“Si son chiariti subito. Kimi non era ovviamente al settimo cielo, ma è un ragazzo capace di voltare pagina e guardare avanti”.
Passiamo alla SF16-H. Dopo tre gare il bilancio è pari alle attese?
“La macchina è molto buona. Quando lo scorso anno abbiamo pianificato il lavoro per il 2016 avevamo due possibilità: dare precedenza all’affidabilità o alla performance. Nel nostro caso l’imperativo era quello di recuperare terreno sulla Mercedes, quindi abbiamo scelto la seconda opzione. La Mercedes ha potuto invece concentrarsi di più sull’affidabilità avendo già una buona prestazione. Ovviamente sapevamo di prenderci qualche rischio concentrandoci sulla prestazione pura”.
I problemi di Melborune e Bahrain hanno avuto dei punti in comune?
“Assolutamente no. In Australia l’inconveniente è stato legato all’elica del turbo, in Bahrain al software. In Cina era importante ritrovare l’affidabilità, e su questo fronte abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Era un passaggio importante, perché credo che sul fronte della performance ci siamo avvicinati molto. Questa Mercedes è la squadra più forte vista negli ultimi dieci anni di Mondiale, e per batterla è necessario prendersi qualche rischio".
Dobbiamo attenderci degli sviluppi nella prossima tappa di Sochi?
“Ci sarà qualcosa, ma nulla di grande portata. Abbiamo deciso da tempo la filosofia di una sviluppo graduale, perché quando inizi una stagione con un progetto del tutto nuovo, non ha senso portare dei “pacchetti” evolutivi. Bisogna lavorare passo dopo passo, imparando a conoscere la monoposto e lavorando sui punti che vengono identificati come migliorabili. Fare grandi salti rischia di far perdere la direzione”.
E sul fronte power unit?
“Anche per lo sviluppo motore abbiamo scelto la stessa filosofica applicata alla monoposto. Spenderemo ovviamente dei gettoni sul fronte della performance, ma gradualmente”.
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